Alcune premesse sul concetto di ‘Setting’
- Il ‘setting’ terapeutico in natura non esiste.
- Il ‘setting’ è un contesto relazionale artificiale, una costruzione culturale e concettuale.
- Il ‘setting’ rende possibile la creazione, nel paziente, di uno spazio mentale all’interno del quale vengono vissute e condivise vicende psichiche e relazionali significative e profonde.
- Il concetto di setting è strettamente connesso alle teorie della personalità sviluppate dalle diverse Scuole di specializzazione.
L’APPROCCIO
“L’Approccio Multisetting” è un termine coniato da Silvestro Paluzzi e da Antonietta Tropea in cui si intende un trattamento psicoterapeutico che consiste di più setting (multi-setting), intesi come tre Focus di lavoro terapeutico differenziati nello spazio e nel tempo e integrati in un unico percorso/processo di accompagnamento psicoterapeutico. Nell’approccio multisetting il lavoro psicoterapeutico si sposta dal 1° Focus (psicoterapia individuale) e dal 2° Focus (co-terapia nel gruppo) al 3° Focus (spazio ambientalistico e residenziale di alta quota in montagna).
Nell’approccio multisetting lo psicoterapeuta rimane sempre lo stesso (affiancato dal co-terapeuta nel 2° Focus e nel 3° Focus) e accompagna il paziente in una relazione “duale” (1° Focus), “di piccolo gruppo” (2° Focus), “di grande gruppo” (3° Focus-outdoor setting), utilizzando gli strumenti propri della psicoterapia e attivando sempre la dimensione meta-cognitiva per tutto il percorso psicoterapeutico.
3° FOCUS: Psicoterapia “outdoor setting”
Il ‘setting’, nell’approccio multisetting
- duale (paziente-terapeuta)
- di piccolo gruppo (paziente-coterapeuti)
- di grande gruppo (paziente-coterapeuti)
Su un piano epistemologico: UNA TRIPLICE ATTENZIONE
Nell’approccio multisetting lo psicoterapeuta rimane sempre lo stesso e accompagna il paziente in una relazione:
- SCIENTIFICA: nel senso che si tratta di un approccio che si interessa ai processi cognitivi, vissuti, dimensioni affettive, modalità relazionali e diagnosi.
- ETICA: nel senso che lo psicoterapeuta si muove in un mondo di significati e di valori, sia del paziente che di se stesso, e non in un mondo di “segni” e “sintomi” decontestualizzati dalla personalità, dalla storia personale e dalle aspettative sulla vita.
- ESTETICA: nel senso di una tonalità che consente di dimensionare i primi due punti in una cornice metapsicologica in cui vengono interessate più aree disciplinari (psicologica, formativa, naturalistica, artistica, pastorale)
Psicoterapia Outdoor Setting
Il programma di attività terapeutica all’aperto, in alta montagna, è progettato per mettere i pazienti di fronte a delle situazioni complesse reali, al loro superamento e, soprattutto, alla loro rielaborazione, durante l’esperienza, subito dopo o a distanza di tempo (debriefing) con continui richiami (sia all’esperienza agita che alla metafora-guida) per tutto il proseguo del trattamento terapeutico.
Nella psicoterapia outdoor setting in alta quota, miriamo ad un cambiamento che, attraverso l’esperienza concreta di una progressiva (e sotto controllo) “temerarietà”, sviluppi la coesione del gruppo “in cordata”, il senso di solidarietà, l’adattabilità ai cambiamenti, lo sviluppo dell’iniziativa, la fiducia in se stessi e negli altri.
Vista la gradualità con la quale esponiamo i nostri pazienti non mettiamo tanto l’accento sul reale livello di difficoltà da affrontare, quanto sull’attivazione del pieno coinvolgimento corporeo ed emotivo affinchè mobilitino e mettano in gioco tutte le loro energie “Adulte” e vitali disponibili, congiuntemente alle loro capacità cognitive e metacognitive, per realizzare i cambiamenti terapeutici contrattati e auspicati.
Paluzzi S., L’approccio multisetting. Psicoterapia outdoor setting mediante il gruppo e la metafora, Armando editore, Roma, 2010.
La psicoterapia outdoor setting è un tentativo scientifico di espansione del vago concetto di unitarietà corpo-mente, spesso abusato in letteratura filosofica, mediante delle fasi terapeutiche progettate di:
- analisi (a partire fin dal 1° focus),
- disintegrazione/destrutturazione e
- integrazione/ristrutturazione,
con le quali il paziente arriva a sperimentare la propria unitarietà, pur nelle differenze di tutti gli elementi che lo costituiscono (emozioni, corpo, posture, movimenti, forza, tono muscolare, respirazione, pensieri, fantasie, ricordi, desideri, valori, motivazioni, ecc.) e, attraverso le decisioni e le ri-decisioni, direzionare i propri progetti di vita.
Gli Psicoterapeuti: facilitatori dela passaggio dal “capire” al “sentire”
- L’acquisizione di nuove conoscenze su di sé non può essere esclusivamente razionale, ma deve essere sentita e vissuta emotivamente.
- Un paziente può comprendere razionalmente molte cose relative al modo in cui funzionano i processi psichici, senza che questo induca cambiamenti interni significativi.
Dal “capire” al “sentire”
- Nel setting individuale (1° focus), terapeuta e paziente interagiscono stando seduti uno di fronte all’altro.
- Tale posizione frontale privilegia la comunicazione verbale e presenta dei limiti quando ci si propone di lavorare più direttamente sul piano delle emozioni.
- In alcune fasi del processo terapeutico, durante un outdoor setting, è più opportuno ricorrere a procedure non verbali che permettano al paziente di entrare in contatto con le sue sensazioni, facendogli rivivere nel qui ed ora le emozioni sulle quali si sta lavorando.
- Per facilitare il paziente nel passaggio dal capire al sentire possono essere utilizzate tecniche specifiche di lavoro sulle emozioni